Il talento è un dono’. Falso.
Il talento è un dono’. Falso.
Il talento cioè la capacità di (per dirla con Daniel Coyle, l’autore):‘ Fare esattamente la cosa giusta esattamente al momento giusto’, è piuttosto il risultato di un metodo.
Un pattern.
Il talento cresce.
Il talento si può sviluppare.
E si può farlo in modo scientifico.
Ho comprato questo libretto tascabile di Daniel Coyle in libreria alla stazione Centrale di Milano e l’ho letto tutto d’un fiato e ad alta velocità su un Frecciarossa (!) tornando verso casa dopo una giornata di lavoro.
Il manualetto mi ha catturato perché ha diversi pregi che lo rendono davvero interessante:
- È intrigante, perché parla del talento, cioè di quella capacità di fare le cose al di sopra della media che tutti noi dovremmo ambire a raggiungere (e nel manuale ci sono dei consigli davvero utili).
- È conciso: niente fuffa. 52 consigli (uno per settimana ) pratici, comprensibili e per chi non ha tempo da perdere.
- È sorprendente. Perché in alcuni punti (e ne scopriremo assieme alcuni) è contro-intuitivo e perché affronta il tema cercando di capire se esiste un ‘filo-rosso’, o un ‘pattern’ che accomuna quei posti nel mondo dove sembra che i talenti nascano più spesso che in altri posti.
Innanzitutto due parole sull’autore: Daniel Coyle, è un affermato scrittore americano e TEDx-er (https://www.youtube.com/watch?v=Aq0pHpNy6bs) che si è dedicato allo studio del talento, analizzando il pattern comune ricorrente in quelle scuole sportive, di musica, pubbliche, infermieristiche che, incredibilmente, sfornano talenti in modo ripetitivo, quasi meccanico ed ampiamente al di sopra della media.
Cosa ha scoperto Daniel ?
Che queste scuole hanno degli elementi in comune, che si possono replicare in modo ‘scientifico’ riuscendo ad ottenere dei risultati incredibilmente sorprendenti.
Giudicate voi stessi se si può trattare di un caso:
- Un dimesso tennis club di Mosca che in tre anni ha creato più atlete Top 20 degli interi USA.
- Una semplice scuola di musica nel Nord Est degli USA in cui gli studenti raggiungono in sette settimane i risultati che altrove si raggiungono in un anno intero.
- Una scuola pubblica di San Mateo (CA) che in 4 anni ha portato i suoi allievi dal fondo delle classifiche statali per i risultati in matematica al top della classifica ed entro il primo 4%.
Il "piccolo manuale" è diviso in tre sezioni che analizzano le tre fasi attraverso le quali il talento nasce, si sviluppa e si mantiene.
Nel seguito vi riporto quelli che ho trovato più significativi, ma ricordatevi: i consigli sono 52 (!) e quindi quello che segue è solamente un elenco significativo e parecchio personale!
Come cominciare
- Scegliete l’austerità. I vivai del talento non sono lussuosi. Non si tratta di una
questione morale, bensì di neurologia: ambienti umili aiutano a concentrarsi su ciò
che crea il talento: provare, riprovare e darsi da fare. - Osservate chi volete diventare. Gli studenti dei vivai del talento trascorrono un
sacco di tempo osservando i top performer. Non si tratta di uno sguardo ‘passivo’: è
lo stesso sguardo, fermo ed intenso, che si ritrova nei gatti affamati o nei bambini
appena nati. - Non innamoratevi del mito del prodigio. Fin da bambini ci viene insegnato che il
talento è una eredità, come gli occhi blu o i capelli castani. In realtà ricerche ben
documentate dimostrano che questa idea è falsa: il successo iniziale è uno scarso
predittore del successo a lungo termine.
Migliorare le abilità
Individuate il punto cruciale. C’è un punto proprio al margine della nostra abilità,
in cui si impara meglio e più velocemente. Si chiama 'punto cruciale' ed è collocato
tra la 'zona comoda' (quella in cui siamo in grado di svolgere le attività senza
sforzo) e la 'zona di sopravvivenza' (quella in cui si riesce, ma con enorme sforzo e
quasi sempre per fortuna). Trovare il 'punto cruciale' è essenziale per l’efficacia
nel raggiungimento del talento.
Cinque minuti al giorno al posto di un’ora alla settimana. Per dirla con Shiniki
Suzuki, pioniere dell’educazione musicale: 'Praticate nei giorni in cui mangiate' . La
pratica quotidiana, anche breve, nutre il processo di miglioramento molto di più di
una pratica occasionale, anche se prolungata.
Prestate attenzione immediatamente dopo aver commesso un errore. La
maggior parte di noi è allergica agli errori. Ma gli errori sono il cibo di cui si nutre il
miglioramento. Le persone che prestano una attenzione significativa ad un errore
imparano molto di più di quelle che lo ignorano.
Rallentate. La pratica estremamente rallentata funziona come una lente di
ingrandimento: ci consente di percepire gli errori più chiaramente e quindi ci aiuta a
correggerli. La strada per il miglioramento non consiste nell'esecuzione più veloce
ma approssimativa, bensì in una esecuzione estremamente lenta ma corretta.
Se volete imparare da un libro, chiudetelo. Se dovessi imparare in 30 minuti 10
pagine di un libro, quale metodo ritieni che funzionerebbe meglio?
- Leggere 10 pagine quattro volte di fila e tentare di memorizzarle.
- Leggere le 10 pagine una volta, chiudere il libro e tentare di scrivere il riassunto di
una pagina.
Le ricerche dimostrano che il metodo 2. consente di ricordare sul lungo periodo il 50% in più del metodo 1. Che piaccia o no, imparare è sforzarsi.
Sostenere il progresso
Dedicatevi alla ripetizione. La ripetizione è la leva più potente che abbiamo per
migliorare le nostre abilità. Nei luoghi del talento si celebra l’eroismo della
ripetizione. Diceva Bruce Lee: 'Non temo l’uomo che ha tirato centomila calci una
volta sola, ma quello che ha tirato un solo calcio centomila volte'.
Per imparare meglio una cosa, insegnatela. Il metodo didattico Montessori è
l’emblema di questo paradigma: i bambini grandi insegnano a quelli più piccoli.
Quando vedete qualcuno faticare e lo aiutate, migliorate anche la vostra capacità di
affrontare le difficoltà. Il detto 'Chi non sa insegna' dovrebbe essere riscritto in 'Chi
sa insegnare una cosa è perché la sa fare meglio’'.
Createvi una mentalità da operaio. Visti da lontano i top performer sembrano
vivere una vita affascinante e comoda. Nulla di più falso. La loro mentalità è quella
di un operaio che si alza presto ogni mattina e va a lavorare ogni giorno, che gli
piaccia o meno. Come ha detto il fotografo Chuck Close: 'L’ispirazione è per i
dilettanti'.
Conclusioni
Daniel Coyle ribalta completamente il concetto di talento per come ci è stato
insegnato fin da bambini: non si tratta di una 'dote' innata bensì di metodo,
disciplina, focus e fatica.
La buona notizia è che se siamo disposti a tutto questo non c’è alcun obiettivo che
sia irraggiungibile 'in sé'.
Next step: mi sono messo in mente di diventare un giocoliere ed imparare il
volteggio delle tre palle. Mi intriga l’idea che, applicando i concetti del libretto di
Daniel Coyle, tutto questo sia raggiungibile in modo ragionevolmente veloce.
A cosa serve ?
A nulla.
Ma la dice lunga sulle nostre possibilità.
Stay tuned for more... 😉
Articolo scritto da Carlo Scoccia
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