Qualche mese fa ti ho parlato del talento, della teoria di Malcol Gladwell delle 10.000 ore, tratto dal libro Fuoriclasse.
Oggi voglio parlarti di un’altra teoria interessante, di Neil Pavitt, che afferma:
“Non è la pratica a rendere perfetti,
ma la pratica giusta“
Se fai la stessa cosa continuamente, arrivati ad un certo livello non riuscirai più a progredire, o lo farai davvero lentamente.
Vuoi imparare ad andare in bici o a fare le impennate?
Puoi capire da solo che pedalando per 10 ore al giorno, sette giorni alla settimana, 365 giorni all’anno, NON imparerai ad impennare.
E’ stato fatto un esperimento su alcuni giocatori di basket universitari con risultati davvero interessanti.
Partiamo dal presupposto che tutti sbagliano dei tiri, nessuno è infallibile, ma vi era una differenza comportamentale tra i giocatori più bravi e quelli meno bravi.
I migliori dopo aver sbagliato un tiro si concentravano sull’elemento che li aveva fatti sbagliare, ad esempio:
“ho tenuto il polso troppo rigido”,
“ho lasciato la palla in anticipo”,
“non ho piegato le gambe” e via dicendo.
I peggiori al contrario si concentravano su fattori esterni:
“oggi non sono in forma”,
“non sono concentrato”,
“sono stanco”
“il coach mi pressa troppo” e così via.
Quante persone conosci che non si soffermano sulla causa e danno la colpa a fattori esterni? Io troppe!
Capire l’errore è il primo passo per migliorare!
Un altro caso simile fu scoperto sui musicisti. Anche qui la differenza è stata di approccio.
I musicisti solitamente suonano e si esercitano con i pezzi che conoscono meglio.
Ripetono per ore ed ore quello che gli viene meglio.
I musicisti migliori al contrario, si concentrano sulle parti più difficili. Non appena commettono un errore cercano di capirne il motivo e di correggerlo. Una volta padroneggiato quel pezzo si spostano su altro più difficile.
Questa continua ricerca della perfezione, dell’analisi e della pratica su pezzi diversi, crea un’esperienza maggiore a chi pratica solamente la stessa cosa.
E cosa mi dici di te e di quello che sei esperto?
Hai un anno di esperienza ripetuto dieci volte?
O hai dieci anni di esperienza?
La differenza può sembrare sottile, sottile come quel cambio di rotta di cui ti parlavo nella prima pillola!
Riflettici sopra!
A domani
P.s. il libro di cui ho parlato in questa pillola è “Il cervello creativo” (Il giardino dei libri – Amazon). Avevo preso spunto per un altro articolo una decina di giorni fa, un libro che ti consiglio perché davvero interessante!
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